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La partita tra l’élite vincente e la classe operaia del calcio britannico: West Ham - Manchester Uni

  • calcioinglese
  • 10 feb 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

West Ham – Manchester United non è una partita normale: geograficamente è la sfida del Nord industriale alla capitale del paese, ma è anche la partita tra l’élite vincente e la classe operaia del calcio britannico. Quando le due squadre sono vicine in classifica, lo scontro risulta ancora più affascinante.

Leggendo i nomi sulla distinta prima della partita, il divario tra le due squadre sembrava decisamente sbilanciato a favore dei Red Devils. Dopo un’analisi più approfondita, tuttavia, la formazione di Van Gaal appariva più confusionaria che spregiudicata. Rooney, Januzaj e Blind sulla linea di centrocampo a supportare il tridente con Van Persie, Falcao e Di Maria sembravano una soluzione piuttosto cervellotica finalizzata a buttare nella mischia quanto più talento possibile che a tenere conto degli equilibri della squadra. La linea arretrata era composta De Gea in porta, Jones e Rojo centrali di difesa e Valencia e Shaw in posizione di terzini. Allardyce sopperiva alle gravissime assenza dei due centrali di difesa Collins e Reid con Tomkins e Kouyate; il resto del pacchetto arretrato era composto, come sempre, da Adrian tra i pali, Cresswell e Jenkinson sulle fasce. Il consueto rombo di centrocampo stavolta era composto da Song, Nolan e Noble con Downing trequartista. Le due punte erano le stesse che regalavano tante soddisfazioni ad inizio stagione: Sakho e Valencia.

Nel primo tempo appariva da subito il dominio della squadra di casa. Gli irons, infatti, riuscivano a sfruttare alla perfezione i vistosi difetti degli avversari sul piano dell’organizzazione tattica. Il centrocampo dei diavoli rossi era apparentemente inadeguato, quasi timido nei confronti dell’aggressività di Song e compagni. Logica conseguenza, il Manchester United non riusciva a costruire occasioni, faticando a fare due passaggi consecutivi. Con queste premesse, il West Ham aveva gioco facile a imbastire rapide ripartenze sfruttando la velocità di verticalizzazione dei suoi centrocampisti e la grande velocità di Sakho e Valencia. I due riuscivano a mettere in difficoltà la difesa avversaria piuttosto spesso senza trovare, però, sbocchi concreti. I primi 45 minuti finivano sul risultato di 0-0, nonostante i padroni di casa avessero dominato sul piano del gioco, creando anche alcune limpide occasioni da gol.

Il secondo tempo iniziava senza cambi sulla falsa riga del primo. Stavolta però il predominio del West Ham portava al meritato vantaggio con un grandissimo gol di Kouyate, lasciato libero di palleggiare per tre volte nell’aria piccola di rigore prima di girarsi e scagliare una bordata alle spalle dell’incolpevole De Gea. Il vantaggio non scuoteva più di tanto l’orgoglio degli ospiti, che anzi rischiavano di subire il colpo del K.O. più che segnare il gol del pareggio. La svolta della partita avveniva con un cambio di Van Gaal al 72simo. E paradossalmente era l’inserimento di Fellaini al posto di un irriconoscibile Januzaj a cambiare la partita. Ristabilita la parità numerica a centrocampo, il pallino del gioco veniva meno agli uomini in claret&blue, e il Manchester United riusciva finalmente a scuotersi dal torpore, creando almeno 4 occasioni nettissime, vanificate per la scarsa vena di Falcao e Van Persie, più impegnati a pestarsi i piedi tra loro che a giocare da compagni di squadra, e per l’ennesima grande prestazione del portiere avversario, Adrian. I minuti finali erano caratterizzati da lanci lunghi nell’aria di rigore avversaria, segno che le trame offensive del Manchester United sono pressoché inesistenti anche a questo punto della stagione. Il gol di Blind arrivava proprio come conseguenza di uno di questi lanci, ed era un pareggio che faceva molto male ai tifosi di casa, poche avveniva al 93simo quando già credevano di avere le mani sui tre punti.

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Il pareggio, per quanto visto in campo, è stato tuttavia, il risultato più giusto. Il West Ham United può recriminare per aver subito un gol piuttosto casuale nel finale, ma può essere soddisfatto per aver dominato una squadra del calibro del Manchester United grazie alla sua eccellente organizzazione tattica e allo straordinario spirito di sacrifico dei suoi centrocampisti. Da questa trasferta a Londra, invece, i rossi di Manchester portano a casa più spunti negativi che positivi. L’organizzazione di gioco è sembrata piuttosto approssimativa, e l’intesa tra i suoi uomini offensivi praticamente inesistente. Per Van Gaal l’unica ragione per essere ottimista è l’enorme capitale umano di talento a disposizione su cui contare per cercare di modellare un’identità di gioco alla sua squadra.


 
 
 

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Creato da Luca Bonomi

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