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FC United of Manchester, quando la passione vale più di ogni altra cosa

  • Jacopo Ghirardon
  • 22 apr 2015
  • Tempo di lettura: 6 min

Nuovi magnati venuti da chissà dove con il solo scopo di monetizzare il più possibile dal club, televisioni che impongono di giocare le partite nei più disparati (e disperati) orari, giocatori strapagati e viziati che non sanno il significato del simbolo che portano sul petto. E un gruppo di tifosi, di amici, che non ci sta, e che decide di fondare un club che riporti alla base del calcio il tifo, l’entusiasmo e soprattutto il concetto di identità e di comunità che ormai nel calcio moderno sembra più una chimera che una realtà. Sembrano tutti gli elementi di una bella favola di fantasia, un Davide contro Golia estremizzato però nei massimi termini, e invece tutti questi elementi a Manchester, da ormai 10 anni, sono una solidissima realtà, fino a raggiungere l’apice in una primaverile serata di Aprile del 2015, con il tanto agognato approdo nella Conference North, il secondo gradino del calcio di Non League, ottenuto dopo molte peripezie, con la spinta di chi ama veramente il calcio e con l’occhio distorto di chi invece vede questa realtà come un peso, un problema.

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E’ il 2005 quando l’Americano Malcom Glazer diventa l’azionario di maggioranza del club, goccia che fa traboccare il vaso per diversi tifosi del Manchester United. La nuova proprietà non si fa grossi problemi ad alzare il prezzo dei biglietti fino ad avere costi a dir poco esagerati, ogni forma di tifo viene di fatto bandita, il clima all’interno dello stadio non è più lo stesso. Le proteste si susseguono, ad Old Trafford si rivedono le sciarpe giallo-verdi che ricordano il passato del Newton Heath, e alcuni tifosi sondano il terreno per creare un nuovo club, che si riprenda la vera identità dello United strappata via da questi signori con tanti dollari in tasca ma con un animo infame e non riconoscente. Il 12 Maggio del 2005 nasce cosi l’FC United, a cui verrà aggiunto, un mese dopo su input della FA, il nome of Manchester. All’inizio sembra un’idea azzardata, che durerà solo pochi mesi, con diversi tifosi disillusi del Manchester United apparsi scettici. Ma in poco più di un mese ai provini si presentano poco meno di 900 giocatori, e in 50 giorni dalla fondazione del club vengono raccolti già 100.000£ da oltre 4mila persone.

Il supporto non viene solamente dai tifosi del Manchester United, ma da ogni parte del mondo: tutti i fondi raccolti vengono ovviamente ridistribuiti all’interno del club, come ogni associazione no profit che si rispetti. La base del club è assolutamente democratica, basta pagare la quota annuale di 12£ per aver voce su tutti gli aspetti che riguardano la società, dalla politica dei prezzi sui biglietti, al rendimento sul campo passando per quelli che sembrano problemi minori ma fondamentali per il corretto andamento del club. Attualmente in Co-Owners sono 4.066, ma le cifre raccolte tra biglietti, donazioni e fundraising sono assolutamente di rilievo, al punto che il club può permettersi progetti addirittura al di fuori delle possibilità per gli altri club della stessa categoria.

I dubbi iniziali vennero però spazzati via dalla prima amichevole in preparazione della stagione 2005-06, che vide l’FC United of Manchester disputare la North West Country Football League Division 2, step 10 del calcio Inglese, 10 come le categorie di distanza dal Manchester United. Nonostante infatti anche l’aperto disappunto di Sir Alex Ferguson alla questione, oltre 2mila tifosi si presentarono a Gigg Lane, stadio del Bury FC preso a prestito dal FC United per la maggior parte delle proprie partite di campionato, fino al 2015, per un amichevole contro il Leigh RMI. Curiosamente lo stesso Leigh chiese al FC United di inglobare il club schiacciato dai debiti; questo ovviamente non venne accettato dalla nuova proprietà che però si propose di raccogliere fondi anche per questo club vicino alla bancarotta. La cavalcata in campionato fu trionfale, cosi come le presenze sugli spalti: oltre 6mila spettatori videro l’ultima sfida di campionato, che sanci la promozione, contro il Great Harwood Town: un record che probabilmente mai più verrà battuto in questo campionato. Anche l’anno successivo la media spettatori si consolidò sui 2.500 a partita, numeri impressionati per essere nella nona serie del calcio Inglese, e anche la promozione alla Northern Premier League Division One venne ottenuta senza grossi problemi.

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L’ingresso nella Northern Premier League, campionato sostanzialmente a base nazionale con trasferta anche nella costa nord-est del paese, non creò però grossi problemi al FC United, che infatti arrivò secondo nella Division One della NPL ottenendo poi la promozione nella Premier Division vincendo i playoff. Le prime due stagioni nella NPL Premier Division furono di assestamento, con un sesto e tredicesimo posto che però crearono il terreno per l’epica stagione 2010/11. In campionato le cose si misero subito bene, ed era chiaro che un piazzamento almeno nei playoffs sarebbe stato alla portata. Ma fu la cavalcata in FA Cup che fu destinata ad entrare nella leggenda. Superati senza grossi problemi Radcliffe, Gainsborough, Norton e Barrow (che giocava all’epoca in Conference National, due serie sopra l’FC United) nei turni preliminari, nel primo turno della competizione venne sorteggiato contro il Rochdale in trasferta, in un vero e proprio derby essendo il Rochdale sostanzialmente un club della regione di Manchester. Nonostante le 4 categorie di differenza, l’FC United giocò ad armi pari, passando in vantaggio, facendosi rimontare, ma trovando con Michael Norton il goal nei minuti di recupero che aprì le porte del secondo turno. Il sorteggio si rivelò ancora più complicato: infatti al FC United toccò il Brighton, dominatore del campionato di League 1: avversario più difficile era impossibile da trovare. Eppure in trasferta l’FC United diede un’ulteriore prova che quella era la squadra dei miracoli, riuscendo ad impattare 1-1 al Whitdean Stadium con il portiere Sam Ashton eroe parando un rigore nei minuti di recupero. Al ritorno a Gigg Lane furono 6.700 gli spettatori, record tutt’ora imbatutto per il club, ma il Brighton fece valere la maggiore esperienza e forza vincendo 0-4 e spazzando via i sogni di gloria del FC United che al terzo turno avrebbe ospitato il Portsmouth. Sprofondati addirittura in zona retrocessione, anche se con diverse partite da recuperare, da febbraio con una serie di 16 risultati utili di fila riuscirono a qualificarsi ai playoff, perdendo però nella finale contro il Colwyn Bay per 1-0. La stagione successiva la beffa fu ancora più atroce, con la sconfitta sempre in finale playoff contro il Bradford Park Avenue per 1-0 nel minuto di recupero del secondo tempo supplementare. Chiunque si sarebbe battuto, ma non la dirigenza del FC United che rilanciò con ambizioni nuove, anche se per i due anni consecutivi i sogni promozione si sarebbero ancora interrotti in questi maledetti playoff, che però vennero evitati nella stagione 2014-15 con una grandissima cavalcata conclusasi con la vittoria per 1-0 contro lo Stourbridge che sancisce la promozione in Conference North, con la gioia incontenibile di questi tifosi che mai hanno mollato la squadra anche quando sembrava impossibile uscire da questa maledetta Northern Premier. Erano in 3.500 a Stalybridge, nuova casa temporanea del FC United, a festeggiare, invadendo il campo in barba al signor Glazer e a chi crede che nello sport non ci siano spazi per le favole.

Perché, come abbiamo visto, il club è cresciuto, fino ad avere uno stadio di proprietà, Broadhurst Park. Uno stadio, attualmente nelle fasi conclusive della costruzione, che dovrebbe tenere almeno 5.000 spettatori, con la possibilità di essere ampliato anche in vista dei futuri obiettivi del club, e uno stadi soprattutto aperto 24 ore su 24, a disposizione della comunità, non solo dei tifosi: altro principio cardinale del club. Lo stadio infatti sorgerà a Moston, non lontano dal centro di Manchester, in un processo di identificazione del luogo ideale per far sorgere lo stadio e diverse peripezie burocratiche risolte minuziosamente e democraticamente. Uno stadio che verrà a costare 5 milioni e mezzo di sterline, equamente divisi tra i soldi raccolti dal club tramite il sistema degli Shares e dei Development Found, e i vari fondi regionali e nazionali ad investire in nuove strutture per lo sport a servizio della comunità. Diverse cose che andrebbero prese a nota per migliore il sistema di infrastrutture nello sport anche altrove.

Cosa riserverà il futuro? Avere uno stadio nuovo di zecca, di proprietà di quel numero sempre crescente di tifosi, è uno stimolo in più, che testimonia, se mai fosse necessaria un’ulteriore controprova, della serietà e delle ambizioni del club. La Football League è lontana ormai solamente due serie, e il sogno di giocare su base nazionale solamente una categoria, con la Conference National (che dal prossimo anno si chiamerà National League). Ma più che i risultati sul campo, sono quelli fuori dal campo che contano realmente per i tifosi dell’FC United. Essere stati coerenti, non aver mai ceduto alle minacce e ai ricatti arrivati dall’alto, arrivare a nutrire il rispetto dei tifosi da ogni parte del mondo ,anche da quelli ipoteticamente rivali (perché l’amore per il Manchester United, quello in Premier League, comunque non è mai in discussione), è stata la vittoria più grande. Le vittorie sul campo non sono altro che la ciliegina sulla torta, perché il club, che si trovi nei più prestigiosi palcoscenici mondiali o sui polverosi campi di città industriali fino a pochi anni fa sconosciute, si ama per sempre e incondizionatamente. FC United, come l’AFC Wimbledon o il Wrexham, per restare nell’ambito Inglese, sono esempi di come si possa fare calcio ad ottimi livelli avendo solamente la comunità , i tifosi e il cuore a propria dimostrazione. Un insegnamento che probabilmente chi governa il calcio ai piani alti mai capirà, ma chi ama veramente questo sport ha compreso. Fin da subito.

 
 
 

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Creato da Luca Bonomi

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