La scalata delle Football League è solo l'inizio. Ecco il Bournemouth di Eddie Howe
- calcioinglese
- 28 apr 2015
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28 Febbraio 2009: il Bournemouth è penultimo in League 2, con una situazione economica insostenibile che ha portato la società sull’orlo del fallimento, salvato solamente dall’ingresso in amministrazione controllata che ha comportato alla società 17 punti di penalizzazione. Campionato strano, quello del 2009: altre due squadre, Rotherham e Luton, soffrono di uguali problemi, che comportano anche ai primi 17 punti di penalità e ai secondi addirittura 30 punti. Proprio in quel momento della stagione, a febbraio, Luton e Rotherham sarebbero le squadre retrocesse, con Grimsby e Chester come altre due squadre in lotta per non scendere. Il Luton retrocederà in Conference, e dopo un paio di stagioni di assestamento finalmente tornerà nel 2014 in League 2. Assieme agli Hatters scenderà il Chester, che la stagione dopo non riuscirà a contenere i debiti sparendo dal calcio, dopo un disperato tentativo di salvezza appellandosi addirittura al vicino campionato Gallese, e ripartendo con una squadra fondata dai tifosi dalla profondità della Non League.
E il Bournemouth? Alla fine si salvò, con un giovane di 31 anni, Eddie Howe, alla guida della squadra. Nonostante i 17 punti di penalità, il giovane Eddie, ottimo giocatore proprio dei Cherries che per un brutto infortunio ha dovuto appendere anzitempo le scarpette al chiodo, ha saputo trasmettere alla squadra fiducia, freschezza ed idee che hanno sopperito alle enormi difficoltà permettendo la permanenza in categoria con una vittoria, quella alla penultima per 2-1 contro il Grimsby, festeggiata come una promozione in Premier.
Già, perché mai Eddie Howe, la dirigenza anglo-russa (con Maxim Demin, milionario Russo, a portare miliardi di Rubli nelle bisognose casse della società nel 2011, soldi spesi comunque oculatamente senza strafare e investendo in infrastrutture piuttosto che strapagando giocatori di livello come altri magnati) e tutti i tifosi che popolano il piccolo Dean Court, chiamato Goldsands per ovvi motivi di sponsor, stadio da 12.000 spettatori costruito nel 1901 e pesantemente rinnovato negli anni ’90 con i lavori conclusi nel 2012, si sarebbero aspettati di dover fare una festa ancora più grande, solamente 6 anni dopo, per la promozione in Premier League. Sembrano esserci tutti gli elementi per una splendida favola, con la felicità di Jeff Mostyn, l’uomo che ha creduto nel Bournemouth quando tutti la davano per spacciato e pronto ad immergersi nelle sabbie mobili della Non League senza sapere se si sarebbe usciti da quel pantano, a fare da perfetto contorno a questa bellissima storia di calcio.
Jeff Mostyn, già, l’uomo cui le immagini della sua tutt’altro che sobria esultanza post promozione stanno facendo letteralmente il giro del mondo, è il vero artefice di questa promozione. E’ stato lui infatti a prendere in mano il club, mettendosi poi nelle mani prima di soci minori come Eddie Mitchell, già proprietario del Dorchester nella Conference, quindi del già citato Maxim Demin che ha permesso al club di aprirsi a degli orizzonti insperati. La cavalcata attraverso la Football League, infatti, non è stata tutta rose e fiori, nonostante la precocità delle tre promozioni ottenute in solamente 5 stagioni. La prima stagione con Eddie Howe interamente in panchina culmina con il secondo posto ottenuto nel campionato di League 2 e la susseguente promozione in League 1. I metodi di allenamento e i risultati convincono il Burnley, appena retrocesso in Championship, a puntare su di lui, ma l’esperienza con i Clarets per Eddie non sarà soddisfacente, con Howe che cosi decide di tornare a casa sua, al Dean Court, con un Bournemouth che prima ha perso la semifinale Playoff di League 1 contro l’Huddersfield e quindi giocato la stagione successiva una pessima stagione in League 1. Il ritorno di Eddie Howe sarà una manna dal cielo per i Cherries, che cambiano passo e scalano tutta la classifica arrivando fino al secondo posto che vale la promozione in Championship. Dopo una stagione di consolidamento, arriva il capolavoro di questa stagione, con il Bournemouth perennemente nelle zone alte della classifica, col gioco più divertente ed offensivo del campionato ed alcuni risultati clamorosi, come la vittoria per 0-8 a St.Andrews contro il Birmingham a coronare una stagione impressionate, con 87 punti totalizzati finora e 95 goal segnati. E’ solamente la seconda volta nella storia che una squadra del South West Inglese viene promosso in Premier League / First Division: negli anni ’90 ce la fece lo Swindon, che però fece una breve comparsa prima di tornare in Division Two.

Eddie Howe ha saputo costruire una squadra in maniera sapiente, mixando giovani di grandissima prospettiva a gente di categoria e giocatori di grande esperienza. Callum Wilson, arrivato dal Coventry nel luglio di questa stagione per 3 milioni di sterline, nonostante i suoi 22 anni si è fatto notare per la sua grande presenza in area, arrivando a segnare 22 goal in stagione. Mark Pugh, autore di una tripletta nella già citata vittoria per 0-8 a Birmingham, è un eccellente jolly, capace di giocare sia come ala sia come centrale di centrocampo e trequartista: al Bouremouth dal 2010, è ormai una bandiera al Goldsands e sicuramente anche in Premier League darà un contributo fondamentale. Brett Pitman, isolano di Jersey (l’isola opposta a Guernsey, quella che ha dato i nativi a Matt Le Tissier), esclusa una parentesi di 3 stagioni al Bristol City ha speso l’intera carriera ai Cherries, togliendosi parecchie soddisfazioni. E poi c’è Matt Ritchie, il talento pescato dallo Swindon Town che con le sue giocate ha fatto impazzire i propri avversari e anche i propri tifosi. In porta invece ci si è affidati all’esperienza di Artur Boruc, portiere Polacco di grande carisma che ha ottenuto grandi risultati con il Celtic e che ricordiamo in Italia con la maglia della Fiorentina. Senza poi dimenticare i vari Elphick, Cook, Surman e Kermorgan, tutti grandi artefici di una storica promozione, tutti giocatori magari non eccezionali ma che hanno saputo dare il massimo e giocare da vera squadra , sotto la giovane ma frizzante e a tratti sapiente mano di Eddie Howe, l’uomo che a 36 anni si è permesso di giocare con la storia e di portare il suo Bournemouth la dove negli anni ’80 anche un giovane Harry Redknapp non ci era riuscito, ossia nel paradiso della Premier League.
Il prossimo anno l’ingresso nell’inedito palcoscenico della Premier League non si sa cosa potrà portare al Bournemouth: più di qualcuno già si scomoda per definirla squadra materasso, la simpatica matricola che farà una comparsa e tornerà poi a giocare la dove è abituato a farlo, in Championship se non più giù. Invece, secondo noi, i Cherries, soprannome che prende origine dalle maglie rosso ciliegia delle squadre, anche se negli anni ’70 sono state inserite delle strisce nere in onore del Milan, possono dire la loro tranquillamente: giocare senza pressione, in un ambiente tranquillo che si vuole godere la permanenza tra i grandi d’Inghilterra, può senza dubbio essere un vantaggio. E’ la vetrina perfetta per Eddie Howe e per la sua banda di ragazzi terribili di esporsi, e magari cominciare sul serio una carriera su vette mai raggiunte prima, magari proprio restando in quella squadra che gli ha permesso tutto ciò. Molto dipenderà anche dai nuovi arrivi e da eventuali partenze, perché i nomi già citati sicuramente non sono passati inosservati ai grandi club che in Premier League ci giocano da sempre. E che dovranno accogliere nella loro categoria di competenza questo nuovo club, per molti di loro conosciuto solo in qualche avventurosa trasferta di FA Cup, ma ormai diventato solidissima realtà.
Con la promozione di ieri sera si è chiuso un cerchio magnifico o solamente è stata aumentata la circonferenza? Una risposta che sapremo dare solo tra qualche mese, quando finalmente il Bournemouth avrà esordito nella sua prima, storica, stagione in Premier League.

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