Robin Friday: the man don't give a fuck
- Jacopo Ghirardon
- 24 feb 2015
- Tempo di lettura: 12 min
The man don't give a fuck. Una frase, non certo impossibile da tradurre anche per chi mastica poco l'Inglese, che racchiude completamente chi era Robin Friday. Una frase diventata canzone, molto popolare a metà degli anni '90, per la precisione nel 1996, quando una band gallese di Cardiff, i Super Furry Animals, vollero rendere omaggio al loro idolo d'infanzia, che nella sua breve carriera da professionista incantò e fece discutere l'intero movimento del calcio inglese, ma divenne un'icona, una leggenda, nei suoi due luoghi d'adozione calcistica: Reading e Cardiff. Raffigurata, nella copertina del disco, una foto dello stesso Robin nella maglia dei Bluebirds, che rivolgeva il simbolo della V di Vittoria al portiere avversario del Luton Town, Milija Aleksic, un'immagine che resterà per sempre scolpita nei cuori dei tifosi del Cardiff, e ritirata fuori anche durante le recenti querelle per il colore della maglia della squadra Gallese, che allora come adesso e per sempre dovrà restare blue, quel colore tanto caro a Robin.
Ma come mai Robin Friday, un giocatore che ha giocato solamente 3 stagioni da professionista, e non ha mai calpestato il palcoscenico della First Division, è un giocatore così tanto amato e popolare, nonostante non sia più con noi da ormai 25 anni? La risposta è tanto semplice quanto complessa. Perchè Robin Friday calza a pennello con la descrizione genio e sregolatezza, un talento unico in campo, con delle abilità e capacità di segnare spaventose, ma anche un giocatore che cadeva facilmente nelle provocazioni, e che in maniera inesorabile è stato travolto da vizi e problemi di ogni tipo, che hanno avuto sempre più la meglio sul suo essere calciatore. Un uomo che fuori dal campo, come vedremo, ne combinava di ogni colore, ma dentro il campo si esprimeva con una classe e un talento che lasciava stregato i propri tifosi e pure gli avversari. Una combo che all'epoca non lasciava certo al caso, specie pensando che George Best, un giocatore che sia tecnicamente sia come atteggiamento fuori dal campo ricorda perfettamente Friday, si era ritirato proprio durante la prima stagione da professionista di Robin Friday.
Nato nel 1952 ad Acton, nell'ovest di Londra, viene da una famiglia di umili lavoratori, con il fratello della madre, Frederick Riding, che fu un ottimo calciatore nelle file del Brentford negli anni '40. Nato fin da subito con il pallone tra i piedi, condivise la sua infanzia con il fratello gemello, Tony, che addrittura era considerato lui il più esuberante della famiglia. Fin da giovane però si fece notare per la sua facilità di controllo del pallone, con dei numeri che raramente si erano visti da un ragazzo inglese dell'epoca. I primi a mettere gli occhi su di lui furono quelli del Crystal Palace, quindi QPR e Chelsea: ma entrambe le squadre alla fine lo rifiutarono, accusandolo di essere troppo individualista e indisciplinato. Così tornò a giocare nel suo quartiere di Acton, iniziando all'età di 15 anni, dopo aver lasciato la scuola, a lavorare come piastrellista e iniziare a frequentare discoteche e clubs, venendo a contatto per la prima volta nella sua vita (sarà un motivo ricorrente nella storia) con alcool e droghe.

La carriera lavorativa non durerà molto, e già il padre userà una frase che abbiamo già trovato nella storia: “He didn't care”. A 16 anni si rende anche protagonista del suo primo furto, aneddoto raccontato per altro dal padre: rubò infatti un'autoradio da un negozio: venne spedito in riformatorio, ma subito liberato per i suoi problemi d'asma. 3 mesi dopo, Robin fu ancora protagonista di un gesto simile, e questa volta fu inevitabile una condanna a 14 mesi alla Feltham Prison, un riformatorio per minorenni tra i più grandi nel Greather London. Qua dentro iniziò però, tra una seduta di recupero e dei lavori al limite del forzato, a giocare a livello semi-professionistico a calcio, con la squadra del riformatorio e con le giovanili del Reading, che misero gli occhi su di lui. Terminato il periodo a Feltham, i guai per Robin furono ancora maggiori. A 17 anni impalma tale Maxime Doughan, ragazza coetanea di colore. All'epoca la Londra multietnica e tollerante degli anni duemila era solamente un miraggio, e questa storia fu vista quasi come un oltraggio, addirittura da parte dei rispettivi genitori, che non parteciparono nemmeno al matrimonio avvenuto qualche mese più tardi. Nacque anche una figlia, Nicola, ma nemmeno il lieto evento mise la testa a posto a Robin, che aveva ormai come unico scopo di vita le belle donne, l'alcool e la droga. E il calcio.
Fu un amico che lo convinse a provare con i Walthamstow Avenue, squadra di Non League nel nord-est di Londra. Il “provino” andò alla grande, e Robin riuscì a strappare un contratto da 10£ alla settimana con il club della Ishtmian League, il campionato di Non League che tutt'ora racchiude,sotto la Conference (che all'epoca ancora doveva nascere) le squadre di Londra e delle contee circostanti. L'esordio in questo campionato fu memorabile, con un assist, il 27 Marzo del 1971 contro il Bromley, che permise alla sua squadra di pareggiare. Il primo goal arrivò contro il Totting & Mitcham, e concluse la stagione ormai da titolare fisso della squadra. La stagione seguente partì nel migliore dei modi, tanto da attirare su di lui le attenzioni dell'Hayes, squadra che offrì il triplo dello stipendio e si trovava molto più vicino alla sua casa di Acton (anche qua bisogna pensare alla Londra degli anni '70 e non alla metropoli odierna). La carriera con l'Hayes proseguì tra diversi alti e parecchi bassi, causati sia dai suoi vizi fuori dal campo, sia da un brutto incidente sul lavoro che lo vide salvarsi in circostanze parecchio rocambolesche, fino ad una sfida di FA Cup contro il Reading, squadra di Fourth Division che fu letteralmente stregata dalle giocate di Robin Friday. L'Hayes venne eliminato dopo il replay, ma l'impressione data sul campo da Robin fu entusiasmante, al punto che il manager dei Royals, Charlie Hurley, nonostante fosse a conoscenza dei suoi problemi, lo volle fortemente in squadra. L'inizio della stagione successiva fu all'Enfield, prima che a gennaio del 1974 finalmente il Reading lo ingaggiò con un contratto non da professionista, in modo da garantirgli ancora il posto di lavoro e la possibilità di farsi le ossa nella squadra riserve. Incredibilmente, tutte e 3 le squadre di Non League in cui giocò Robin, non esistono più: il Walthamstow Avenue, dopo una serie di fusioni, è parte del Daghenham and Redbridge che gioca attualmente il League 2, mentre l'Hayes, nel 2007, si è fuso con lo Yeading dando il via all'Hayes & Yeading United. L'Enfield, dopo un fallimento, è stato rifondato dai propri tifosi.
Dopo un breve esordio nella squadra riserve, Hurley, il manager del Reading, visto anche il momento non felice della squadra, che navigava nelle zone basse della Fourth Division, decise di dare fiducia a Friday, nonostante il suo comportamento non fosse mai stato del tutto risolto, compreso qualche diverbio con dei compagni di squadra in allenamento. L'esordio fu in un pareggio per 3-3 contro il Northampton, mentre nelal giornata dopo arrivò il primo goal contro il Barnsely. A quel punto fun necessario tesserarlo come giocatore professionista, cosa che avvenne puntualmente perchè Friday era ormai diventato punto fisso di quella squadra. La partita dopo, una doppietta in un 4-1 contro l'Exeter, fu quella che fece diventare immediatamente Friday un paladino, con la stampa popolare che ormai si interessò a lui come un possibile giocatore per categorie ben più alte. La stagione di Friday proseguiva su quella che ormai per lui era la regolarità, tra bottiglie del suo amato Colt 45 scolate come fosse acqua, e goal, tanti goal, che permisero al Reading di superare le difficoltà iniziali e raggiungere un disperato sesto posto. Friday ormai era il padrone dei pub della città, e l'unico che riuscì, in qualche maniera, a mettere dei freni fu il manager Hurley, che negoziò un “te non bevi per 48 ore prima della partita ma puoi suonare quando vuoi la tua amata chitarra e farti, magari senza vedere, qualche pastiglia di LSD”.
La stagione successiva iniziò subito in maniera complessa, con Friday che preferì una vacanza “Hippie” in Cornovaglia al ritiro pre-campionato, ma fu comunque subito reintegrato in squadra: era troppo superiore rispetto ai suoi compagni di squadra. L'Arsenal e lo Sheffield United squadre di First Division, si interessarono anche a Robin, ma poi decisero di non andare fino in fondo. L'atteggiamento di Robin in campo era tanto sublime con le sue giocate di pura classe, che fecero impazzire il pubblico di Elm Park, con 9 goal in altrettante giornate e capocannoniere dell'intero campionato, quanto frustrante, con dei falli inutili, quasi solo per il gusto di farli, che lo costrinsero fuori dal campo per squalifica per troppe partite, compromettendo il cammino della squadra in campionato: i tempi per la promozione in Third Division ormai erano maturi.
Indimenticabili alcuni aneddoti, raccontati dal compagno John Murray, su cosa faceva durante le trasferte: “Alcune cose erano divertenti, altre veramente pazze”. Una volta, di ritorno da una trasferta, Friday fece fermare il pullman per una sosta al bagno, quando si accorse che dietro ai servizi c'era un cimitero: lui decise di rubare degli angeli dal cimitero e metterli a fianco del Presidente che stava dormendo nel pullman: solo l'intervento di Hurley evitò il peggio (e dei possibili guai penali per Robin). Senza contare le svariate donne portate di nascosto nei ritiri e il sempre presente alcool (e droga). Votato player of the year, realizzò 18 goal in campionato, l'ultimo con una celebra esultanza baciando un poliziotto, anche se poi si pentì “Io odio troppo gli sbirri”, ammetterà. Il Reading però fu costretto a rimandare all'anno dopo la promozione in Third Division, e nella stagione 1975-76 Firday diede il meglio di se, diventando ufficialmente una leggenda del club.
Fu una stagione storica, tra i goal, tanti (21 in 41 presenze in campionato), giocate di classe, tantissime, e i soliti problemi off the field: dopo una trasferta in Galles, Robin Friday fu arrestato per aver scatenato un violento diverbio fuori da un pub a Newport. Il Galles, comunque, tornerà nella storia, anche perchè già ad Ottobre il Cardiff, in Second Division, aveva offerto 60mila sterline al Reading per portarsi a casa Robin, offerta però respinta dal Reading. Il Reading voleva salire, e infatti si ritrovò ad una sfida decisiva, contro il Tranmere Rovers, a poche giornate dal termine. La partita venne stravinta dal Reading per 5-0, che di fatto con quella vittoria spalancò le porte verso la promozione. Ma la partita non fu storica per il risultato ,quanto per il goal del 3-0 di Robin Friday, un goal che, secondo l'arbitro, Clive Thomas, internazionale che all'epoca aveva avuto a che fare con campioni come Pele. Cruyff o George Best, fu il più bello che aveva mai visto. Rinvio del portiere Steve Death verso Gary Peters, terzino destro, che vide Robin smarcato esattamente nell'altro lato del campo. Il lancio fu perfetto, e ancora più perfetto lo stop di Robin Friday, che salì nel cielo di Elm Park, stoppò la palla di spalla, la fece scendere, una specie di sombrero al difensore e bomba sotto l'incorcio. Il pubblico quasi non esultò, quasi non credette a quello che aveva visto. Lo stesso Thomas, al termine della partita, volle congratularsi con Robin Friday, che gli suggerì di “tornare ad Elm Park più spesso”. Poche settimane più tardi, in trasferta a Cambridge, un goal al volo di sinistro di Robin firmò il 2-2 che mandò il Reading in Third Division: finalmente i Royals, e soprattutto Robin, ce l'aveva fatta.

L'estate però non fu delle più felici, perchè il Reading, al momento di ridiscutere i contratti dei giocatori, decise di ridurre il proprio budget, causando forte malcontento tra i giocatori e ovviamente da Robin, che voleva rimanere ovviamente ma a certe condizioni, visto il suo indiscusso talento. Arrivò anche il divorzio da Maxine, subito però dimenticata con il matrimonio con Liza Deimel, ragazza locale incontrata, ovviamente, in un pub. Storica l'immagine, subito dopo il Si, di Robin Friday che libera la tensione del matrimonio fumandosi una canna nella scalinata della chiesa. Prendere o lasciare, questo è Robin Friday. La cena nuziale andò peggio, con una rissa gigantesca tra gli invitati (molti dei quali erano compagni di bevute e di partite di droga di Robin) che andarono anche a rubare i regali per la coppia: tra vestiti e diamanti c'era il regalo a cui ci teneva di più Robin, una quantità industriale di erba e di altro.
L'estate di Robin Friday fu veramente esagerata. I festeggiamenti per la promozione, per il matrimonio, e uno stile di vita ormai allo sbando mise in forte crisi il manager Hurley, che per Robin era come un figlio, anche se il rapporto vacillò anche per la questione contrattuale. Robin comunque si presentò ai blocchi di partenza nella nuova stagione in Third Division, ma in condizioni parecchio pietose, causa anche una crisi di asma, per altro non la prima volta nella breve vita di Robin. La prima parte di stagione fu discontinua, ma comunque il Cardiff decide di muoversi e, offrendo 28mila sterline al Reading (la metà di quanto offerto l'anno prima, a testimonianza del difficile anno passato da Robin), riuscì a portare in Galles il giocatore che comunque era abbastanza riluttante in quanto avrebbe preferito muoversi una squadra di First Division e comunque essere pagato di più.
Ad inizio del 1977, dunque, Robin Friday arriva al Cardiff City, anche se l'operazione rischiò seriamente di saltare, visto che Friday venne arrestato durante il tragitto in treno verso la capitale Gallese in quanto sprovvisto di biglietto. Fu il manager, Jimmy Andrews, a pagare di tasca sua la cauzione, per permettergli di arrivare a Ninian Park. Andrews descrisse l'operazione come un “vero e proprio furto”, nel senso che strappare a cosi pochi soldi un giocatore del suo talento, per quanto estremamente problematico fuori dal campo, era un vero e proprio affare. L'esordio fu trionfale: A Ninian Park scese il Fulham di un certo Bobby Moore, andato a svernare dopo gli anni d'oro con il West Ham e la nazionale Inglese. Robin Friday si presentò ai suoi nuovi tifosi con 2 goal e si permise di “schiacciare” i testicoli della leggenda Moore. Il Manager Andrews telefonò il collega Hurley, esaltando Friday, ma il suo ex padre, amato ma abbandonato, avvertì lo stesso manager del Cardiff: “aspetta qualche mese e vedrai...”
Andrews capi subito il significato delle parole di Hurley. Friday divenne sempre più irascibile nei suoi confronti, a volte nemmeno si presentava alle partite del Cardiff. La lontanza da casa fu un fattore troppo importante per Robin, che continuò a viaggiare da Cardiff a Londra nei weekend dopo le partite, rigorosamente in seconda classe e senza biglietto, fingendosi spesso controllore per raccimolare un biglietto da mostrare in caso di controlli. Chiese addirittura di tornare a Reading, ma il club non aveva i soldi necessari per riprenderlo. Friday comunque si rese protagonista di un episodio storico, quello raccontato all'inizio della storia: il suo goal al Luton Town, che permise al Cardiff di salvarsi, lo fece entrare nei cuori del pubblico Gallese, tanto da diventare una vera e propria icona. La “V” di vittoria dopo il goal, dopo aver sradicato la palla dalle mani del portiere degli Hatters, resterà un'immagine simbolo per ogni tifoso dei Bluebirds. La stagione finì, tra viaggi senza biglietto e stecche da biliardo e palline tirate dietro ai compagni durante il ritiro prima di una sfida di Coppa del Galles. Un misterioso virus lo colpì durante la stagione successiva, tanto che fu costretto a saltare il precampionato: lui disse che fu epatite, in realtà era evidente che le droghe e l'alcool stavano iniziando ad avere effetti drammatici. Il ritorno in campo avvenne in una sfida contro il Brighton, nel mese d'ottobre, con il Cardiff in piena zona retrocessione: Friday fu marcato a uomo da Mark Lawrenson, che provocò Friday al punto di ricevere un calcione in faccia da Friday che venne ovviamente espulso. Dopo aver lasciato il campo, lo stesso giocatore del Cardiff entrò nello spogliatoio avversario e defecò nella sacca del suo rivale. 3 giornate di squalifica, il divorzio con la moglie Liza, un rapporto con il calcio e con il suo manager ormai ridotto ai minimi termini: dopo la partita contro il Bolton, persa per 3-6, Robin Friday annunciò il suo ritiro dal calcio, all'età di 26 anni. Friday tornò a lavorare nel cementificio dove tutto iniziò ai tempi della Non League, ma i tifosi del Reading, che mai lo dimenticheranno, si presenteranno in 4mila davanti al nuovo manager, Maurice Evans, per riaverlo in squadra. Il Reading era tornato in Fourth Division, ed Evans anche ci provò, dicendo che se fosse tornato sarebbe stato in 3-4 anni titolare nella nazionale inglese. Il colloquio fu straziante, con Friday che lo gelò: “Ho la metà dei tuoi anni ma ho già vissuto il doppio di te”. In realtà Robin anche si allenò con il Brentford nel dopo lavoro, quando ovviamente non stava bevendo o drogandosi, ma ormai la sua salute era talmente delibitata da non permettergli di poter giocare. Neanche il ritorno nella famiglia gli permise un rapido declino, che culminò con la morte, nel 1990 a soli 38 anni, divorato dalla sua “amata” droga che probabilmente gli ha negato un futuro tra i migliori calciatori del panorama inglese.
Tutta Reading e Cardiff, e tutti coloro che amavano il calcio, piansero la morte di questo fuoriclasse, probabilmente pentendosi di non aver fatto abbastanza per portarlo nella buona strada, per cercare perlomeno di prolungare la sua esistenza. Ma poi si pensa alle sue giocate, si pensa che, anche se per poco tempo, si è assistiti in prima fila alle gesta del “Miglior calciatore che non avete mai visto”, definizione data dal Bassista degli Oasis Paul McGuigan, che collaborò alla realizzazione della sua biografia. Diventerà il giocatore del Millennio, secondo i tifosi del Reading, e quello più importante della storia in un sondaggio per i 100 anni del Cardiff City: non male per uno che aveva collezionato solamente 21 presenze.
Magari all'uomo non gliene fregava un cazzo, ma alla sua gente, importava, e come se importava.
Friday, I'm in love. Once again.
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