Torna la League of Ireland. I 5 motivi per seguirlo ed un focus squadra per squadra.
- Jacopo Ghirardon
- 6 mar 2015
- Tempo di lettura: 12 min
Dopo 5 mesi di sosta, ricomincia la League of Ireland, il massimo campionato della Repubblica d’Irlanda. Ricominciano le solite emozioni, le solite battaglie in stadi tanto affascinanti quanto old style, le solite partite del venerdi sera, tipico orario di gioco in questo campionato, e le solite partite nel periodo primaverile, estivo ed autunnale. Perché da ormai 12 stagioni il campionato Irlandese ha adottato l’anno solare (o in termini calcistici, alla “Scandinava”) per disputare le proprie partite, questo per evitare nella maggior parte dei casi conflitti con i principali campionati Britannici (che in Irlanda hanno comunque molto seguito), avere quindi un maggior numero di pubblico sugli spalti, e soprattutto arrivare nel pieno della forma per la stagione Europea, con gli infiniti turni preliminari che vedranno 4 (o più probabilmente 5, in base ai ranking fair play) squadre Irlandesi ai nastri di partenza sognando un’improbabile ma non impossibile cavalcata tra i più sperduti campi del vecchio continente magari arrivando al glamour tie contro una big Inglese, Spagnola o Italiana.
Cinque buoni motivi per seguire il campionato Irlandese:
Alcuni li abbiamo già descritti brevemente nel paragrafo di sopra, ma adesso li andiamo a scoprire nel dettaglio: il Campionato Irlandese merita enorme attenzione anche da un pubblico abituato ai più luccicanti palcoscenici del calcio mondiale: pensiamo per esempio a quanto succede dall’altro lato del canale d’Irlanda. Questi i principali motivi d’interesse:
- Fascino: Alcuni Irlandesi lo amano definire “il miglior campionato di Non League del Mondo”. Probabilmente hanno ragione. Gli stadi sono, nella maggioranza dei casi, rimasti quelli degli anni ‘70/-80: Tribune con la medesima forma rinnovate solo per superare gli standard di sicurezza, terrace che richiamano quei magnifici anni ancora intatte, il pubblico che in praticamente tutti i campi (escluso il Brandywell di Derry dove a dividere gli spalti dal campo c’è la pista per le corse dei levrieri, come nel vecchio Wembley per intenderci) è a ridosso del prato, e che molto spesso lo invade per festeggiare con i propri giocatori. Già, il legame tra il pubblico e le squadre sono un qualcosa di diverso dal resto del mondo. In Irlanda tutte le squadre ormai sono di proprietà, in parte o del tutto, dei vari supporters trust, che sentono quindi il loro club come parte integrante della propria comunità (pensiamo al quartiere Inchicore di Dublino dove gioca il St.Patrick’s Athletic, per esempio), o della propria città. A contorno di questo contesto, le club house, che spesso fingono da veri e propri pub, vi permetteranno di assaggiare una pinta a bordo campo, mentre l’odore di Hamburgers e Pies sicuramente si distinguerà dai “Vans” che sovente si trovano ai lati del campo: una piccola fotografia di come il calcio li si sia praticamente fermato.
- Giovani: In Irlanda ormai la tendenza è stata invertita. Fino agli anni ’70 i club Inglesi andavano letteralmente a saccheggiare, in cambio di qualche sterlina, i migliori vivai nazionali (su tutti l’Home Farm di Dublino), portando direttamente i giocatori nelle loro academy. In compenso, i club Irlandesi riuscirono a portare nelle loro squadre vere e proprie leggende del calcio inglese: Dixie Dean, il più grande marcatore della storia del calcio Inglese, finì la carriera allo Sligo Rovers, George Best ebbe una breve parentesi a Cork e Bobby Charlton a Waterford, per fare degli esempi. Dagli anni ’80 invece i vari club hanno acquisito forza, e sono riusciti a mantenere i loro giocatori, facendoli esordire in campionato, dove hanno mostrato il loro valore attirando gli scout di mezzo continente : ad aprire la strada fu Roy Keane, leggenda del Manchester United che pochi sanno iniziare la sua carriera nel Cobh Ramblers, piccolo club di Seconda Divisione fuori Cork. Le prime due stagioni del giovane ed acerbo Roy con il Cobh furono talmente stupefacenti che fu il mitico Brian Clough a prenderselo direttamente di persona dopo una gara di coppa giocata dai “Rams” a Dublino. Sono ormai sempre più, attualmente, i giocatori della nazionale che hanno esordito nella LOI: su tutti Seamus Coleman, partito addirittura dal calcio Gaelico, sport nazionale nell’isola, fattosi notare in una amichevole tra la sua squadra locale, il St.Catherine’s, contro lo Sligo Rovers che se lo portò a casa, prima di venderlo per solamente 50mila sterline all’Everton. Attualmente è il terzino più forte della Premier, o non siamo troppo lontani dal vertice. La verità è che in Irlanda i giovani si fanno notare, hanno molto spazio e sono comunque a buon mercato: un affare per tutti.
- Equilibrio: Lo scorso anno si è deciso tutto all’ultima giornata: Cork e Dundalk, faccia a faccia ad Oriel Park, lo stadio dei Lilywhites, con il Cork in testa di un punto: 2-0 per il Dundalk che cosi ha rimontato e si è portato a casa il decimo titolo della sua storia. Lo Shamrock Rovers, con 17, è il club che ne ha vinti di più, ma il dato eclatante, record Europeo, è che negli ultimi 10 anni ci sono stati 8 (si, avete letto bene, otto) campioni diversi. Dal Cork del 2005 si è passati allo Shelbourne, poi retrocesso per motivi finanziari, quindi al Drogheda nel 2007 prima di un breve dominio di due anni per i Bohemians, interrotti da un altro interregno di breve durata dello Shamrock Rovers. Quindi le ultime 3 stagioni con Sligo Rovers, St.Patrick’s e Dundalk che ha vinto la stagione conclusasi ad ottobre. Non male per un campionato che ha solamente 12 squadre, dove l’incertezza e l’equilibrio la fanno da padrone.
- Sogni di notti di mezza estate: La League of Ireland regala a chi la segue una miriade di sogni: ai proprio giocatori, che partendo da questo palcoscenico, come abbiamo visto, possono spiccare il volo verso una carriera meravigliosa, ai propri club; che possono arrivare a gloria nazionale ed Europea (non serve vincere l’Europa League, sia chiaro!) assieme ai propri tifosi. Già, quest’anno tocca a Dundalk (Secondo Turno Preliminare di Champions), Shamrock Rovers, Cork City e St.Patrick’s Athletic (Primo Turno Preliminare di Europa League) rappresentare la Repubblica nei palcoscenici Europei. Lo scorso anno andò discretamente bene, per gli standard nazionali: lo Sligo si permise il lusso di espugnare Troendheim, dove gioca il Rosenborg, per poi perdere 1-3 in casa nel secondo turno preliminare. Stessa sorte per il Dundalk, che dopo aver perso in casa (0-2) contro l’Hajduk è andato a prendersi la rivincita espugnando il Poljud di Spalato per 1-2, prendendosi la standing ovation del bollente pubblico Spalatino: non succede tutti i giorni. Anche l’avventura Europea del St.Patrick’s è durata poco, ma il pareggio 1-1 a Varsavia contro il Legia (La stessa squadra che poi spazzò via il Celtic nel turno successivo, salvo poi suicidarsi facendosi squalificare schierando un giocatore squalificato a partita finita) resterà negli annali dl club Dublinese. Tutti a seugire le orme dello Shamrock Rovers, che nel 2010 firmò l’impresa più bella della storia del calcio Irlandese: espugnare Belgrado nel playoff di Europa League per qualificarsi alla fase a gironi regalandosi una sfida, oltre che con Rubin Kazan e PAOK Salonicco, con il Tottenham. Sperando non si tratti di un episodio isolato, potrebbe essere questo l’anno buono per riscrivere nuovamente la storia!
- Folklore: L’atmosfera che si respira in un campo Irlandese è diversa rispetto agli altri campionati delle isole Britanniche: i tifosi infatti non esitano a portare con loro, oltre alle cans di birra e le proprie sciarpe, anche bandieroni, stendardi e torce: un tifo all’Italiana, se vogliamo, che raramente si trovano altrove. Una linea ormai sposata dalla maggior parte delle tifoserie che, a loro modo di vedere, vogliono far sentire la loro passione nella maniera più forte possibile. Ma fermarsi al tifo sarebbe riduttivo: pensiamo per esempio ai nicknames delle squadre, di una fantasia e di un fascino unico: Lo Sligo Rovers è la “Bit o’Red”, un po’ di bianco nel Rosso, giocando con la classica o’ dei cognomi Irlandesi. Il Derry City sono i Candystripes, in quanto la loro maglia a strisce fini biancorossa riprende quella dei leccalecca. A Galway lo United ha nickname di Tribesmen, gli uomini delle tribù, in onore alla storia della città. E tra tanti pirati, ribelli, merletti abbiamo anche gli zingari, i Bohemians, chiamati da sempre Gypsies per le loro origini che si deducono dal nome.

Dopo aver dato una panoramica globale, entriamo più nel dettaglio, scoprendo squadra per squadra alla scoperta delle protagoniste di questo campionato. Andremo in ordine, secondo le nostre previsioni, dal primo al dodicesimo posto, in una specie di pronostico (che prontamente verrà smentito):
- Dundalk: Si riparte dalla notte magica del 17 Ottobre, quando il goal di Stephen O’Donnell mandò in paradiso i Lilywhites (questo il nickname del club) e tutto il pubblico che ha affollato come non si vedeva dai tempi in cui il Dundalk giocò negli Ottavi di Coppa Campioni nel 1979 Oriel Park. L’entusiasmo nella città è ancora alle stelle, e Stephen Kenny è riuscito a mantenere il blocco che gli ha permesso di vincere il campionato, a distanza solamente di due anni da un possibile e quasi inevitabile fallimento, con i tifosi che sono riusciti a raccogliere 300mila euro per permettere al club di concludere la stagione, salvarsi sul campo e quindi ricostruire la società. L’unico addio è stato quello di Patrick Hoban, capocannoniere nello scorso campionato, volato in Inghilterra. Il Dundalk punta tutto sul giovane McMillan, ma intanto ha rinforzato il centrocampo con Ronan Finn dallo Shamrock Rovers e Gary Rogers in porta dallo Sligo. Se l’attacco sarà efficace, con lo stesso Finn e Richie Towell, secondo molti il più forte giocatore del campionato, che ha rifiutato il Cardiff City per giocarsi la Champions con i suoi Lilywhites, il Dundalk non avrà problemi a riconfermarsi.
- Shamrock Rovers: Dopo anni di grosse delusioni, mancando l’Europa per due stagioni di fila, lo scorso anno l’arrivo di Pat Fenlon, uno dei manager più vincenti del campionato, reduce da una non entusiasmante stagione con l’Hibernian in Scozia (poi retrocesso dopo il suo addio), ha dato fiducia all’ambiente, subentrando a Trevor Croly a stagione in corso e guidando i Rovers al quarto posto, utile per tornare in Europa. Ora lo step successivo sarà tornare in corsa per il titolo, e la squadra è stata rinforzata con gli arrivi di Keith Fahey, ottimo al Birmingham stagioni fa, dal St.Pat’s e di Danny North, tra i più prolifici bomber del campionato, dallo Sligo. L’obiettivo sarà quello di portare almeno a casa un trofeo, e se la squadra entrerà subito negli schemi del proprio manager, potrebbe essere anche il 18esimo campionato della loro luminante storia.
- Cork City: Lo scorso anno la squadra di John Caufield ha stupito tutti, arrivando in testa all’ultima giornata prima di cadere sotto i colpi del Dundalk: in Irlanda molto spesso le squadre fanno molto fatica a riconfermarsi, ma il Cork ha tutte le carte in regola per evitare la nomea di “one Seasons wonders” come si dice da quelle parti. Il Cork City ha ritrovato l’entusiasmo del pubblico, con la Rebel Army, i tifosi della squadra della South Coast, a riempire lo splendido Turners’ Cross, unico stadio interamente coperto e all-seater del campionato, con numerosi tutto esaurito nel corso della stagione. La partenza di Gearoid Morrisey, andato al Cambridge United (ha esordito nel replay di FA Cup contro il Manchester United), oltre a quella di Brian Lenhian, andato nella scorsa estate all’Hull City, sono dei macigni, ma i rimpiazzi sono stati di spessore: Liam Miller, ex giocatore di Celtic e Manchester United, va a chiudere a casa la propria ottima carriera, e il suo carisma può essere determinante. Alan Bennet era il capitano del Wimbledon nella sfida di FA Cup contro il Liverpool (quella dei goal di Akinfenwa per intenderci), ora è andato a rinforzare il centrocampo del City. Karl Sheppard in avanti è una garanzia di tanti goal.
- St.Patrick’s Athletic: Si ricomincia da un deludente campionato ma da una splendida vittoria nelal FAI Cup che ha spezzato una maledizione che durava da oltre 50 anni: per questo motivo Liam Buckley è stato riconfermatissimo cosi come buona parte della squadra. Lo scorso anno il St.Pat’s ha anche assaporato il gusto di una vittoria in un Preliminare di Champions, ma il pareggio al 90’ del Legia a Varsavia ha negato questa gioia, prima di essere poi spazzati via nel ritorno (0-5). Squadra di fatto riconfermata, se non per la partenza di Keith Fahey, beniamino del pubblico di Richmond Park che probabilmente non l’avrà presa bene. La prima giornata nel derby tra Shamrock e Pats dirà la verità. Il vero trionfo è stato mantenere il capocannoniere della scorsa annata, Christy Fagan, a cui è stato affiancato dai Rovers Ciaran Kilduff: un giocatore che se sta bene può fare la differenza. Lee Desmond, dallo Shelbourne, è un giovane in rampa di lancio di cui sentiremo parlare.
- Sligo Rovers: Finita l’epoca Ian Baraclough, esonerato nel corso della scorsa stagione, John Coleman ha giudato la squadra, senza grossi risultati se non la vittoria in Norvegia di cui abbiamo già parlato prima, nel corso della stagione. Owen Heary prende il suo posto nella nuova stagione allo Showgrounds, dopo una buonissima prima stagione da manager con i Bohemians. Alcune partenza sono state dolorose, tra cui quella di Joey N’do, ormai al termine della sua carriera, e di Danny North, andato agli altri Rovers del campionato. I rimpiazzi sono abbastanza un rebus, ma occhio che in precampionato hanno fatto parecchio bene; Morten Nielsen, dall0academy del Chelsea a un girovagare nei campionati di mezza Europa, ha fatto vedere di saperci fare, mentre Sander Puri, 57 presenze nella nazionale Estone, ha di sicuro un ottimo pedigree internazionale. La lotta per il titolo probabilmente è troppo, ma per un piazzamento Europeo lo Sligo Rovers c’è.
- Derry City: Una nuova era per i Candystripes sta per iniziare: Hutton, il loro manager, è stato riconfermato dopo aver guidato il Derry ad una posizione di metà campionato subentrando in corsa al disastroso e controverso Roddy Collins, ma praticamente tutto il contesto è cambiato: la squadra Nord Irlandese politicamente, ma Irlandese calcisticamente (fatto dovuto alle conseguenze della Bloody Sunday del 1972) ha di fatto rivoluzionato la squadra, liberandosi di giocatori di grande spessore come Michael Duffy, andato al Celtic, Rory Patterson, Barry Molloy e Danny Ventre, ma portando “up-north” giocatori molto interessanti: l’attacco è stato rifondato con Cillian Morrison dal Cork ed Anthony Elding, ripescato dal campionato Nord Irlandese dopo aver fatto molto bene con lo Sligo 2 stagioni fa, oltre alla riconferma di Paddy McEleney, uno dei giovani più interessanti, e ad altri ragazzi locali che promettono molto bene. Una posizione nella top 6 è alla loro portata.
- Longford Town: Dopo aver dominato il campionato di First Division la scorsa stagione, la squadra di Tony Cousins si propone come una delle sorprese della nuova stagione. Confermato in toto il blocco promozione, su cui spicca Stephen Rice, colui che segnò lo storico goal per lo Shamrock Rovers a Londra contro gli Spurs in Europa League, la squadra è stata rafforzata con Mark Rossiter dal Dundalk, e due giovani di grande prospettiva come Bin Mohamead dallo UCD e Martin Deady, uno dei migliori marcatori nella scorsa 1st Division, dal Cobh Ramblers. Dalle parti delle Midlands si può stare tranquilli, insomma.
- Bohemians: Dall’Athlone è arrivato Keith Long, che non è riuscito ad evitare in corsa la retrocessione della sua squadra ma ha comunque mostrato che anche con scarsi mezzi tecnici si può fare bel gioco. Non è più la squadra che dominava il calcio nazionale a fine degli anni 2010, ma comunque i Bohemians, guidati in avanti da due vecchietti eterni come Dave Mulchay e James Byrne, possono dire la loro, guadagnandosi la permanenza nella categoria senza troppi patemi. Derek Prendergast in difesa è il loro giocatore chiave.
- Galway United: Tornati in Premier dopo 3 anni, vincendo comodamente il playoff contro lo UCD, il Galway (fallito nel 2011 e riformato con la fusione tra due squadre locali, Salthill Devon e Mervue United, con l’avvallo del Supporters Trust), si presenta con la speranza di consolidare il loro posto nel massimo campionato. La squadra non è stata ritoccata, con Tommy Dunne che però ha perso Ryan Manning, finito al QPR, e il prolifico bomber Vinny Faherty, andato al Limerick con uno scambio con Sam Oji nettamente il miglior acquisto per la squadra “maroon”. La stabilità della squadra e il bel gioco espresso dal manager dovrebbero bastare per tenere la categoria.
- Drogheda United: Johnny McDonnell ha preso in mano una squadra che ha affrontato un precampionato abbastanza difficile, ma per l’uomo che quasi portò il St.Patrick’s ai giorni di Coppa Uefa 7 anni fa è una sfida sicuramente stimolante. Perso il bomber Fabio O’Brian, andato a svernare nella lega Nord Irlandese, e Shane Grimes, centrocampista finito ai rivali del Dundalk, lo stesso manager ha fatto il possibile, riportando a casa Sean Thornton (finito in Galles dopo aver giocato nella Football Conference) e il bomber Mark Hughes dall’Athlone. Sarà sufficiente per rimanere in questa categoria?
- Limerick: Martin Russell ha fatto un ottimo lavoro, con due sesti posti di fila, ma la riconferma sarà veramente complicata. Perso infatti Djilali (al Cork), Oji (Galway) e soprattutto il bomber Gaffney (che è andato in Inghilterra), la squadra ha operato con confusione nel mercato, e gli arrivi più interessanti sono quelli di Faherty in attacco e di Ian Turner dal Cork City. Una squadra che pare sulla carta debole, con molti nuovi innesti e il nuovo stadio di Markets’ Field non ancora pronto per la partenza del campionato :tanti piccoli problemi che potrebbero costare molto caro ai Blues.
- Bray Wanderers: Ogni anno la squadra si presenta come la più debole, ma ogni anno si salva: è cosi da ormai un decennio. Finita l’epoca 30ennale di Pat Devlin, Alan Matthews ha sorpreso tutti lo scorso anno con una salvezza relativamente tranquilla, ora arriva il bello: quello di riconfermarsi in un campionato che sulla carta pare estremamente più forte dello scorso anno. Gli arrivi di Ryan McEvoy e Chris Lyons, ottimi giocatori ma non in grado di fare la differenza, non sono sufficienti per rimpiazzare gli addii Jake Kelly e Philly Hughes. Riusciranno i Wanderers nella prossima impresa? Secondo noi no, ma per l’ennesima volta i Seagulls sapranno stupirci.
Finisce cosi la nostra guida sul campionato Irlandese, che probabilmente non sarà, come da hastag utilizzato su twitter, #TheGreatestLeagueInTheWorld, ma sicuramente ha un fascino e una storia da non sottovalutare. Restate con noi, nel corso dell’anno, per scoprire sempre di più questo meraviglioso campionato!
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