Roy Keane: l'irlandese che ha conquistato l'Inghilterra.
- Jacopo Ghirardon
- 17 mar 2015
- Tempo di lettura: 8 min
Uno dei calciatori più carismatici che abbia mai calcato i campi della Premier League, un condottiero duro (a volte anche troppo), orgoglioso delle proprie origini e riconoscente a chi gli ha permesso di diventare un’icona del calcio mondiale: semplicemente Roy Keane.
Roy Keane è un perfetto rappresentante della città da cui proviene, Cork. Siamo distanti da quella che in Irlanda può essere considerata l’unica vera grossa città, ovviamente Dublino, e anche gli stessi abitanti di Cork la definiscono un mix tra una grande città e una classica località Irlandese di campagna. Dobbiamo tornare per altro indietro negli anni ’70, quando l’Irlanda era una delle Repubbliche più povere dell’intero continente Europeo, in un contesto rurale dove la working class era la parte ancora dominante nel tessuto sociale del paese. Proprio da una famiglia di lavoratori proviene Roy Keane, che fin da bambino accompagna il padre nei suoi lavori (lavorerà per un breve periodo anche in un noto birrificio locale), e gioca a calcio (alternato al pugilato) nel Rockmount, una delle migliori squadre Junior della città di Cork, inseguendo un sogno, quello di giocare nel Celtic e/o nel Tottenham. Nel Rockmount Roy si fa notare, ma un po’ per il suo carattere particolare, un po’ per la sua corporatura mingherlina, non viene ammesso nella rappresentativa nazionale under 15, sostanzialmente l’insieme dei migliori giocatori dei vari club junior pronti per un eventuale trasferimento nelle academy dei principali club Inglesi.
Roy vede praticamente svanire il proprio sogno di diventare calciatore, e incomincia a lavorare in qualche fabbrica di Cork. Intanto, Eddie O’Rourke, uno dei primi coach di Roy Keane al Rockmount, è diventato vice allenatore del Cobh Ramblers, piccolo club appena fuori Cork, fattosi notare nel 1983 arrivando alla semifinale della Coppa D’Irlanda come club di Non League, e due anni dopo eletto nella First Division, la seconda divisione del calcio Irlandese. O’Rourke non ha grossi problemi a convincere la dirigenza dei Ramblers ad offrire un contratto a Roy Keane, che dunque esordisce in una squadra “Senior”, anche se la struttura del club è ancora semi professionistica. L’impatto di Roy è impressionante, e praticamente poche settimane dopo l’ingresso in rosa, non ancora diciottenne, esordisce in Premier Division Irlandese con il Cobh. Certo il carattere è quello che è, ma la sua tenacia e determinazione, oltre ad una tecnica di livello superiore a quella del massimo campionato Irlandese, sono impressionanti, al punto che Keane giocherà con regolarità due partite nel weekend, a volte anche nella stessa giornata, sia con la prima squadra, sia con l’Under 19 che punta a vincere il campionato nazionale. Nonostante l’impatto di Roy, il Cobh retrocede in First Division, ma è proprio qua che Roy Keane esplode nel tutto, e per la partita di Coppa contro il Belvedere di Dublino, in cui i Ramblers vinceranno 4-1 con una sua doppietta, sono presenti scout da mezza Inghilterra. Alla fine è Noel McCabe, osservatore del Nottingham Forest, ad avere la meglio, e il mitico Brian Clough non si fa problemi a pagare 47mila sterline al Cobh Ramblers per portarlo in Inghilterra.

Il sogno del giovane Roy si è avverato, ma mai smetterà di ringraziare il proprio maestro, Eddie O’Rourke, e il proprio club, il Cobh Ramblers, con cui avrà un rapporto splendido e che aiuterà più volte nel corso della propria carriera, organizzando amichevoli con il suo Manchester United e in seguito, da manager di Ipswich e Sunderland per permettere alla squadra di ottenere grossi incassi a St.Colman’s, molto utili per le casse di un piccolo club come il loro. Ma torniamo all’epoca di Roy al Forest, che fu, almeno all’inizio travagliata: Keane infatti si sentiva spaesato, in una città diversa e in un contesto completamente diverso: il passaggio da uno dei club più piccoli del campionato Irlandese ad uno dei più grandi nell’epoca del campionato Inglese non era certo facile. Ma Brian Clough credette in lui, e dopo aver impressionato nella squadra Riserve, lo fece esordire in First Division, contro il Liverpool. Presto prese un posto da titolare in squadra, nonostante un diverbio con lo stesso Clough dopo un suo errore che permise al Crystal Palace di agguantare, in un terzo turno di FA Cup, il replay nel finale: lo stesso Manager stese con un pugno Keane come per dargli una scossa dopo l’errore. Il gesto fu salutare per lui e per la squadra, che arrivò fino alla finale perdendo contro il Tottenham. Keane, con il suo “Pass and Play” implementato da Clough, era ormai uno dei giocatori principali della squadra e uno dei giovani più interessanti del campionato, ma al termine della stagione 1992 il Forest retrocedette. In un contratto siglato la stagione prima, era stata inserita una clausola che permetteva a Roy di liberarsi in caso di retrocessione, al termine di una trattativa molto complicata in cui Brian Clough ammise che “le richieste di Roy potevano mandare in fallimento il club”. Si mosse il Blackburn, che con Kenny Dalglish stava allestendo una rosa di grande livello che tre anni dopo riuscirà a vincere il campionato. Il contratto era stato praticamente già firmato, ma si inserì nella trattativa Sir Alex Ferguson, che sganciò 3 milioni di sterline e in pochi minuti un contratto che potesse soddisfare Roy Keane: è l’inizio della leggenda del giocatore Irlandese con i Red Devils.
Già l’impatto con i Red Devils fu devastante, con una doppietta all’esordio contro lo Sheffield United e una storica rimonta nel derby contro il City a Maine Road. La stagione 1993/94 si concluse con lo United che si riconfermò vincendo il titolo, con Keane sempre più padrone del centrocampo anche della Nazionale Irlandese, con cui giocò tutte le partite nel mondiale Statunitense in cui i Boys in Green arrivarono agli ottavi di finale, nonostante per lui la nazionale non poteva reputarsi soddisfatta di quella campagna. Le cose non andarono benissimo nella stagione successiva, quella vinta dal Blackburn all’ultima giornata: arrivò anche la prima espulsione di 11 nella sua carriera, un bel fallo da tergo a Gareth Southgate contro il Palace: 3 giornate di squalifica e Sir Alex Ferguson, ovviamente, non la prese bene. La stagione dopo però, quella degli arrivi di Beckham e Scholes in prima squadra, lo United riconquistò il Double, ed era evidente che il vero sogno per gli uomini di Sir Alex era aggiudicarsi la Champions League, prima o poi: nel 1997 arrivò la sconfitta in semifinale contro il Borussia Dortmund, in cui Roy si infortunò finendo di fatto la stagione.
La stagione successiva, dopo l’addio al calcio di Cantona, fu eletto capitano, ma ben presto la sua stagione venne compromessa dalla rottura dei legamenti del crociato rimediata contro il Leeds per un contrasto energico del norvegese Haland, che poi accusò Keane di simulazione: l’episodio, storico, non verrà mai digerito dal giocatore Irlandese, che avrò la sua vendetta, come vedremo, qualche anno dopo. Senza Keane, lo United perse il titolo contro l’Arsenal, oltre alla possibilità di giocare le qualificazioni al mondiale di Francia con la sua nazionale. La stagione 1998-99 fu però quella del ritorno e della definitiva consacrazione a leggenda del calcio mondiale: arrivò infatti il treble, con una partita storica: una rimonta da 0-2 a 3-2 contro la Juventus nella semifinale di Champions League dopo l’1-1 di Old Trafford: Keane giocò in maniera sensazionale, segnando il primo goal e dispensando giocate di grande classe anche di fronte ad un certo Zinedine Zidane dall’altra parte del campo. Prestazione elogiata da Sir Alex, ma un cartellino giallo rimediato nel finale lo costrinse alla squalifica per la storica finale di Barcellona, in cui lo United rimontò nel recupero contro il Bayern vincendo una Champions League in maniera a dir poco rocambolesca. Keane però si rifà segnando il goal decisivo nella finale di Intercontinentale contro il Palmeiras in Giappone. Ormai Kenae è il re del centrocampo, miglior giocatore del campionato nella stagione 1999-2000 e continua a collezionare trofei… e contraddizioni.
Perché Roy Keane, all’inizio della stagione 2000, iniziò in una serie di episodi che saranno parte dell’heritage di questo grande campione: prima criticò apertamente i tifosi dello United di non tifare la squadra durante le partite in casa, pensiero per altro anni dopo condiviso dallo stesso Sir Alex Ferguson: la famosa frase sul pubblico più interessato a mangiare i sandwich ai gamberetti che a tifare la squadra ha fatto storia. Poi, nel 2001, ad Old Trafford scende il Manchester City: l’atmosfera del Derby, già di per se tesa, venne del tutto enfatizzata dal fatto che Keane e Haland, a distanza di 4 anni, erano ancora uno contro l’altro. A 5 minuti dalla fine, la palla si alza e Keane va diretto sul ginocchio del giocatore Norvegese: un fallaccio che da subito venne inteso da tutti come una vendetta fai da te. 3 giornate di squalifica ( che diventeranno 8 dopo l’ammissione di Keane di aver voluto effettuare questo fallo come vendetta), e la carriera dello stesso giocatore Norvegese ampiamente compromessa: la legge del taglione secondo Roy Keane. Nel 2002, un altro storico episodio: durante il mondiale di Giappone e Corea, un Keane già del tutto nervoso, sia per la preparazione al mondiale, sia per le strutture in dotazione alla sua nazionale, prima ha un diverbio con Alan Kelly, poi minaccia di abbandonare il ritiro: solo l’intervento del manager Nick McCarthy evitò il peggio. Poco dopo però Keane rilasciò un’intervista, rendendo pubblico il suo malcontento e generando la ribellione del Manager e della squadra: un’orazione di 10 minuti di Keane, che insultò ad ogni modo il manager, come poi uscirà dalla sua biografia, che venne però letteralmente cacciato dalla FAI dal ritiro in Giappone, in un diverbio storico che però non scosse gli animi della nazionale che venne eliminata solo agli ottavi ai rigori contro la Spagna. Keane però tornerà in nazionale, dove però non riuscirà più ad incidere, e attualmente è il vice di Martin O’Neill alla guida della stessa nazionale.
Nonostante alcuni guai fisici, la carriera di Keane è comunque ancora nel pieno della sua attività, e tra il 2002 e il 2005 aiuterà lo United ad ottenere ancora qualche titolo. Nel 2005, ad Highbury, un altro storico episodio, con il diverbio prima del match con Patrick Vieira, capitano dell’Arsenal, ripreso dalle telecamere nel tunnel. Nel 2004 entrò, nonostante fosse ancora in attività, nella Hall of Fame del calcio Inglese, e Pelè lo selezionò tra i 100 migliori giocatori di sempre per il centenario della FIFA. Nel 2005/06 qualcosa però si rompe con il suo maestro Sir Alex, e dopo aver subito un infortunio annuncia il suo ritiro dallo United, al termine di altre controversie, su tutti una con Rio Ferdinand. Keane fu lasciato libero di esaudire il sogno d’infanzia, giocare con il Celtic, da sempre la sua squadra del cuore. I rapporti con lo United vennero però ricuciti e a fine stagione venne disputata proprio un’amichevole tra lo United e il Celtic per celebrare la splendida carriera del giocatore. Il Celtic vinse il titolo e la coppa di Lega, con Keane che segnò un solo goal contro il Falkirk: ma nonostante appena 12 apparizioni, divenne ben presto un idolo per Celtic Park, come se avesse speso ben più stagioni con quella maglia. L’anno successivo decise però di smettere, incominciando una (sfortunata) carriera da allenatore con Sunderland ed Ipswich Town.
Un uomo fiero, orgoglioso della sua carriera e delle sue origini, e riconoscente verso chi gli ha permesso di diventare una vera e propria icona del calcio d’oltremanica: non è raro infatti vederlo a St.Colman’s Park, casa del Cobh Ramblers, assieme ai tifosi dei “Rams” a tifare per la squadra a cui gli deve praticamente tutto: addirittura i media Irlandesi insinuano che sorrida solamente in quel posto. Un uomo capace di guidare la sua squadra a 20 titoli, di segnare 57 goal in carriera (molti dei quali decisivi), sempre a testa alta e con coerenza. Semplicemente Roy Maurice Keane.

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