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Joey Barton. Una vita vissuta tra risse e carcere dove il calcio fa da diversivo

  • calcioinglese
  • 13 apr 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

La storia del vero bad boy inglese è una di quelle che fa sempre più discutere: è un vantaggio o no avere Joey Barton in squadra? Quello che sappiamo per certo è che è uno dei calciatori più discussi del Regno Unito. I suoi primi calci al pallone li da nelle giovanili dell’Everton ma dopo appena 6 mesi di accademy decide di allenarsi con i rivali del Liverpool. Con i Reds ci gioca per un anno per poi fare un provino per il Nottingham Forest. Qui ottiene la prima batosta della carriera: “Troppo piccolo per giocare a calcio”. Una dichiarazione che lui stesso ammetterà, lo rese ancora più determinato. Nel 1997 passa nelle giovanili del City dove cresce realmente dal punto di vista caratteriale e professionale. Nel Novembre del 2002 potrebbe fare il suo esordio entrando dalla panchina in un match contro il Middlesborough, peccato che ai tempi i ricambi di maglietta non erano facili come ora ed il buon Joey si dimentica la maglia da gara al campo di allenamento, rimanendo così a guardare i compagni. Il vero debutto lo fa nell’Aprile del 2003 contro il Bolton. Da li 153 presenze con i Citizens condite da 17 reti e tanti cartellini rossi. Nel 2007 passa al Newcastle per 8 milioni di sterline ma in 5 anni al St. James’ Park saranno solo 84 le presenze ed 8 i suoi gol. Nel 2008 passa al QPR, dove tutt’ora milita, diventando un vero e proprio leader nonché capitano. Una media di 33 presenze a stagione che lo porta in poco tempo ai vertici di una squadra rovinata da una condizione societaria che lascia alquanto desiderare. Ma fino qui raccontare la sua storia è facile, tante presenze, pochi gol, tanti palloni recuperati. La storia normale di un calciatore professionista. Quello che salta all’occhio sono i tantissimi falli e troppe reazioni evitabili. Cerchiamo di capire il perchè.

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Nel 2004, nel bel mezzo della cena di fine stagione del Manchester City, alla quale erano invitate anche le giovanili, Joey spegne una sigaretta in faccia a Jamie Tandy, un ragazzo dell’accademy. Un gesto che lo porterà ad una multa di 60 mila sterline. L’anno successivo, non contento, durante la tournèè estiva dei Citizens, aggredisce un giovane tifoso thailandese dell’Everton (15 anni la sua età) e per questo non solo viene multato con 120mila sterline dalla società ma viene anche rispedito al paese natio, senza continuare la preparazione. Passano 2 anni per l’ennesimo episodio controverso della sua carriera extracalcistica: nel marzo del 2007, iene accusato di aggressione aggravata ad un tassista di Liverpool. Il tutto si risolverà con una grossa multa ed una segnalazione. Il campo continua a dimostrare un giocatore nervoso e molto spesso facilmente irritabile. Sempre nel 2007 infatti aggredisce il compagno di squadra Ousmane Dabo causandogli il distaccamento della retina con una serie di ganci in faccia impressionanti. Per quell’episodio Barton viene condannato a 4 mesi di carcere e 200 ore di lavori socialmente utili. Attenzione però. Il 2007 non finisce qui per lui. Il 27 Dicembre prende parte ad una rissa nel centro di Liverpool. 77 giorni di detenzione la pena. Impossibile calmarlo. Nel passato recente le 12 giornate di squalifica che gli sono state date nell'ultima giornata di Premier del 2011/2012 per una gomitata volontaria a Tevez e una successiva ginocchiata di reazione ad Aguero. Qualche giorno dopo la fine del campionato viene denunciato per una rissa sempre nel centro di Liverpool. Una vita, quella fuori dal campo di calcio, che lo ha sempre visto protagonista in negativo e forse è anche per questo che Joey cerca sempre dal prato verde una riscossa, una rivincita di una vita difficile.

Suo fratello è in carcere per omicidio, il cugino è morto dopo 12 coltellate. Le vicende familiari e personali non potevano rendere questo ragazzo un pezzo di pane. Certo, ognuno reagisce a modo suo ma tutto quello che gli è capitato lo ha portato ad uno stile di gioco e ad avere un comportamento non sempre gentile e generoso. Nel Settembre del 2014 dichiara: “Per 32 anni ho cercato di capire chi ero e perché, e questo mi ha portato anche in carcere. Ho usato tanta di quest'energia oscura che mi porto dentro per fare di me stesso un calciatore, se fossi stato una persona equilibrata non sarei mai diventato un atleta di alto livello”. Un riassunto breve e preciso del bad boy per eccellenza, che ha la consapevolezza di esserlo e ne va più che fiero. Per molti un icona, per altri è un'idiota che prima o poi verrà radiato dei campi da gioco. Quello che è certo è che non smetterà di stupirci.

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Creato da Luca Bonomi

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